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Nessuna donna al mondo


Natalia Ginzburg nel 1948 pubblicava sulla rivista “Mercurio” diretta da Alba de Céspedes un pezzo intitolato “Discorso sulle donne”, dove così scriveva:

“Ho conosciuto moltissime donne, donne tranquille e donne non tranquille, ma nel pozzo ci cascano anche le donne tranquille: tutte cascano nel pozzo ogni tanto.”

Quell’immagine del pozzo e delle donne è immediatamente comprensibile: la sua terribile potenza sta in questo, che noi sappiamo precisamente dov’è e com’è fatto, conosciamo quel pozzo fino all’ultima mattonella, noi sappiamo cosa c’è dentro e fino a quanti metri di profondità può arrivare (infiniti).

La Ginzburg continuava:

“Ho conosciuto moltissime donne, e adesso sono certa di trovare in loro dopo un poco qualcosa che è degno di commiserazione, un guaio tenuto più o meno segreto, più o meno grosso: la tendenza a cascare nel pozzo e trovarci una possibilità di sofferenza sconfinata che gli uomini non conoscono”.

Ogni volta che noi ascoltiamo la storia di una donna che ha subito violenza immediatamente pensiamo a quel pozzo, alla sterminata capacità di tollerare il dolore che rende quella donna più forte di altre, che rende quella donna più debole di altre. Ogni volta che ascoltiamo quella storia riconosciamo quel pozzo e sappiamo che forma ha, e lo sappiamo perché è dentro di noi, ha molte dimensioni e non tutte, ci sembra, sono pericolose. Così raccontiamo, guardiamo per un momento dentro il nostro pozzo e lo richiudiamo, perché vivere con il pozzo sempre aperto non si può, sarebbe insopportabile. Chi vive con la testa dentro al pozzo, lo sappiamo, non vive bene e forse non vive più.

Oggi alcune artiste hanno deciso di raccontare con tutto il loro talento cosa c’è dentro il pozzo. Di accendere una lampadina e calarsi dentro, raggomitolate come bambine ma con la forza di adulte e le mani sporche di terra.

Là dentro queste artiste hanno acceso la lampadina e illuminato cosa c’è: pregiudizi antichi, paure mostruose, debolezze totali. Peccato che tutte queste cose che stanno nel pozzo non sono delle donne, ma degli uomini. È degli uomini l’invenzione di un ruolo della donna, ed è loro la rabbia, l’ira, la violenza se quella donna in quel ruolo non ci sta, perché è un ruolo vetusto e ridicolo, forse non è mai esistito, è solo un penoso tentativo di strumento di dominio.

Mentre l’arte accende la luce, scopriamo che bisognerebbe scrivere oggi non un “Discorso sulle donne”, ma un “Discorso sugli uomini” e sul loro pozzo. Sono loro che andrebbero educati, ed è per questo che a questa mostra dovrebbero accorrere e osservare e riflettendo tacere. Fare quello che le donne hanno avuto prima e meglio il coraggio di fare: accendere la luce nel loro pozzo. E non trascinarci più dentro nessuna donna al mondo, ma mettersi seduti e zitti a imparare da lei.

Nadia Terranova

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